mercoledì 31 ottobre 2012

Ai dont anderstend

Da un ricerca di taluni che campano facendo corsi d'inglese (EF), pare che gli italiani siano gli europei che parlano peggio Inglese, e tra questi, i peggiori in assoluto, siamo proprio noi: i partenopei.

Io ignoro come vengano redatti codesti report. Gioca a nostro sfavore il fatto che qualunque napoletano riesca a chiedere un caffè in una lingua straniera (conta anche il piemontese) abbia trovato lavoro fuori da Napoli. Poi, dopo aver sputato quella sorta di brodaglia nerastra violata dalla panna che gli propinano, il napoletano dovrà cercare di tradurre "ma che r'è sta lota?". E da lì a conoscere le lingue il passo è breve.
Ecco, secondo me, se avessero incluso nella ricerca codesti soggetti ce la saremmo cavata meglio.

Nonostante tutto, non cerchiamo scuse pusillanimi, è giunto il momento di rimboccarci le maniche. Come direbbe Totò: Napoletani, contro il logorio della cultura angloamericana, Inglesizziamoci.

Indi abbiamo ricopiato fedelmente poche brevi pagine, giusto per una prima lezione, dell'ingiustamente sconosciuto Dizionario Napoletano/Inglese del Descrotus. Cosi potrete tradurre l'esatta frase che vi è venuto in mente anche nella lingua dell'Hooligan che vi ingiuria e che, ne siamo certi, compilerà il report l'anno prossimo.

Per ammorbidire l'aggressività del tifoso avversario:
Jamme, lieve mano        
Don't worry!

oppure:
Ma ch'ea fa cu stu fierro? Pigliammoce 'o cafè!
Drop down that gun, let's go for a coffee

Resistete invece a proferire queste parole quanto più a lungo è possibile:
Ma che r'è sta lota?          
Do you call that a coffee/food ?

(Una tattica migliore è ingoiare e aggiungere delicious but my religion does not allow me to have anymore. Gli anglofoni possono declamare sonetti di Keats coi rutti, ma trovano scostumato discorrere di religione)

Questo vi verrà utile quando si faranno critici sulle vostre origini:
Te crire mesale e invece si mappina
Do not over-estimate yourself.

Se è il moneto di filarsela perché il Napoli perde, può venirvi utile:
Vaco 'e pressa
I am in a hurry.

La classica figuraccia che il vostro amico inglese farà dopo la quinta birra o dopo l'autogol del portiere inglese:
Miette 'a capa dint'a cascetta
Shame on you

Se le cose non si mettono per il verso giusto:
E ch'amma fa cca?
What's the matter?

Prima o poi la lista di stereotipi napoletani supererà la vostra soglia di sopportazione:
Ma che vaje ricenno?
What's wrong with you?

Per coloro i quali avranno esercitato le funzioni di parcheggiatore avendo a che fare con un turista non poliglotta:
Capo, 'na cosa a piacere
Sir, just a small donation, please

In una balera di Southampton, rivolti al direttore d'orchestra, alla ricerca di un ballo più consono alle proprie inclinazioni artistiche
Fratomo, 'o saje fà 'o Meneaito?
Please, could you play a song that suits our talent in the discipline of dance?

Diretti ad un inopinato polemizzatore in palese torto:
Chiavate 'a lengua 'ngulo!
Enjoy the silence!

Volendo commentare un post delirante su un blog di squilibrati che pretendono di insegnare l'inglese ai napoletani, ritenendo che la lingua d'Albione sia la più importante del globo terracqueo:
Ma staje avenno cu mme? Bello, vire addò te n'ea ì ca ccà ce abbrucia 'o fronte
Are you kidding me? Please, go away, we've got something better to do.

P.S. : Le Nostre pagine de DeScrotus sono un poco sbiadite se avete la preziosa copia a casa sentitevi liberi di aggiungere qualche perla.

 

domenica 21 ottobre 2012

La scuola espiatoria

Che siate andati a Scuola nel profondo Nord, in uno scantinato di Forcella, in un Trullo o dentro un Nuraghe, la metà dei vostri insegnanti erano meridionali. E quasi sicuramente almeno uno veniva da Napoli.
C'è da capirli i leghisti quando li vogliono rispedire a casa.
Non solo sono terroni, ma vogliono pure insegnargli qualcosa. La ricetta perfetta per ridurgli l'elettorato.
La categoria degli insegnanti è una categoria meridionale. Per questo ne parliamo.
Indi, maestri del Nord, rassegnatevi. Anche se avete natali a Vigevano, se non avete mai esercitato sotto il Piave e neanche sapete cos'è la “rucazione”, entrando nella categoria degli insegnanti siete divenuti meridionali.
Non ci credete?
Ora ve lo provo.
Quando i giornali parlano di voi, è perché uno di voi si e' macchiato di crimini: sevizie ai minori, percosse d'infanti, furti di merendine. Qualunque cosa capiti all'interno della classe è sempre rigorosamente colpa di un maestro o al piu' di un direttore. Che è comunque solo un mastro che s'illude d'aver fatto carriera.
Se è un ripetente di 90Kg a rompere un dente al compagno, questo non giustifica la colpevole inazione della maestrina che arriva a 40kg col cappotto.
Ma ora arriva il bello, perché se una volta il docente che metteva un'insufficienza all'alunno causava un brutto quarto d'ora allo studente, ora rischia seriamente di causarlo a se stesso.
“Mio figlio è un genio”. E' questo il concetto che aleggia inattaccabile nella mente dei genitori, con la forza dogmatica di una rivelazione mariana. Le ore che il discolo passa davanti allo schermo e la sua incapacità di esprimersi con frasi più lunghe di un monosillabo, non possono scalfire la fede del parente.
Se il 'criaturo' ha preso 4 la colpa è chiaramente dell'insegnante. E non bisogna credere che siano solo bruti insensibili e con precedenti penali, abili ad esprimersi solo con le nocche, a far proprio questo atteggiamento. Invece donne distinte ed impellicciate con binocoli da teatro nella borsetta, sono pronte a giurare che la progenie passa le notti a studiare. Perché e' questo che pensano faccia il figlio quando guaisce di notte chiuso in camera davanti al PC.
Le stesse signore per bene sono poi prontissime a denigrare la Scuola perché non abbastanza selettiva. Quindi il maestro se boccia sbaglia, ma se promuove e' causa di tutti i mali del paese.
E la meritocrazia dove la mettiamo?
In Italia non c'è da nessuna parte, proprio a Scuola la volete mettere? Ebbene sí, la vogliono mettere li.
Generazioni di notai che si scambiano la carica di padre in figlio e politici che fanno nominare mogli, mariti ed amichette, non scandalizzano quanto l'insegnante che lascia promuovere il delinquente che gli ha tagliato le gomme dell'auto.
Ecco che l'indice della società si abbatte su di voi spietato. Gli sprechi, la mancanza di meritocrazia ed anche l'evasione fiscale. Infine abbiamo trovati i colpevoli.
Eh no direte, anche l'evasione fiscale, no.
Ed invece si miei cari. Avete dimenticato quando pagavate migliaia di euro per frequentare una Scuola di specializzazione rivelatasi utile come una macchina per affilare il burro? Vi ricordate come pagavate la retta? Le serate infinite a dare ripetizione per dei miseri 10-14 euro l'ora.
Voi non ci crederete ma i 100 miliardi di evasione in Italia vengono da li. Non dalle scatole cinesi con sedi alle Cayman, ne dalle cliniche che fatturano come robivecchi, neanche dall'attività della Mafia. Tutto dipende dalle lezioni private non dichiarate. La crisi viene da lì.
Per questo gli insegnanti meritano ogni sorta di punizione ed umiliazione la fantasia dei ministri possa immaginarsi.
Soprattutto se sono giovani, specialmente se sono preparati, particolarmente se si tratta di donne.
“Lavorare in meno, lavorare gratis” questo e' il motto alla base di qualsiasi riforma stia per esservi propinata.

http://alwaysinfun.blogspot.nl/2012/06/funny-teacher_14.html

Verificato e corretto da Vera maestra italiana


domenica 14 ottobre 2012

No alla volgarità. Si alla maleparole


Abbiamo avuto molte critiche sul libro per le Maleparole. Pare che non ce ne sia manco una! Ci hanno tacciato di snobbismo, che manco sappiamo con quante be si scrive, e non vorremmo che passasse l'idea che le maleparole non ci piacciano. In verità noi le adoriamo, le idolatriamo e le riteniamo degne dei più alti allori poetici, alla stregua delle minacce, degli insulti più arzigogolati e delle perifrasi che solo a Napoli possono trovarsi.
La volgarità è nell'orecchio di chi la sente. Le maleparole sono viceversa un'istituzione di cultura popolari, non sono solo le classiche “parolacce”, ma tutto ciò che è “malo”, ossia tutto ciò che colpisce o ingiuria, in un modo o nell’altro, la parte avversa . Più graffianti dell'unghia di una Vaiassa, piu' dirette delle offese di uno scugnizzo, piu' autentiche dei maleservizi. Le maleparole sono l'armonia di un popolo, il ritmo della sua danza, il respiro del suo petto, il colore della sua bile.
Cominiciamo con un classico
Abbuffare la Uallera:
Metafora onomatopeica della scocciatura. Notate come le due b si gonfino in abbuffare rendendo la vivida immagine di rotondità crescenti. Subito dopo ecco il suono che si allunga nelle U, per poi spaparanzarsi nell'arrendevole ampiezza della A. E' chiaro che l'interlocutore non ce la fa più. Potete non capire la lingua, ma il messaggio resta chiaro: oltre ogni possibile sopportazione, arrecate disturbo. Talvolta ci si trova dinanzi a pregevoli variazioni sul tema come “Uallera alla pizzajola”, immaginifica esemplificazione della cura con cui l’oggetto sia stato cotto a puntino, oppure “Uallera a plissè”, minuziosa decorazione, segno di prolungato e multiforme sfastirio. Ma quanto miserrime restano queste traduzioni. Niente poesia, neanche un'orma d'inventiva. Chi vi onora di un “mi hai abbuffato la Uallera” ed affini, vi sta omaggiano con un pezzo autentico di poesia partenopea; ed il meno che possiate fare e smetterla d'infastidirlo!

Una maleparola figlio di questo secolo e’ la
Cazzimma:
Questa e’ una non-maleparola che poteva esistere solo a Napoli. In realtà non vuol dire niente, ma quel suo modo dire nulla con tutte quelle doppie azzeccate col cotton fioc dalla I, alla fine, non si sa bene come, il messaggio passa. Dire a qualcuno “Tieni ‘a cazzimma”, significa riconoscere all’interlocutore i doni dell’arguzia tattica e della sagacia, oltre che la capacità di sferrare un unico colpo, ma decisivo all’avversario. La cazzima e’ infatti quella forma di cattiveria sordida e subdola, quella crudeltà inutile e vana La sgradevole determinazione nel voler essere d’impaccio al prossimo il non volere aiutare quando non costa niente ... insomma a’ cazzimma!

Con l’avvento del nuovo e’ difficile conservare espressione passate in disuso come “Fare o’ strascino’’
Fare o’ strascino:
Te faccio o’ strascino! Minaccia da donna a donna che solo il napoletano poteva partorire. La strascinante, ferita nel proprio onore da chissà quale gesto improvvido della rivale (di solito una insaponata col marito o un inciucio riportato ad una luogotenente dell’offesa) farà della rivale uno straccio per pulire il pavimento, afferrandole con forza brutale i capelli Offesa un po’ bohemienne e, decisamente sessista che per questo trova sempre meno estimatori. Nonostante ciò secondo noi, unisce forza bruta a dolcezza, con questa ‘’sc’’ che rende immancabile l'idea di capelli che scivolano al suolo.

Simile alla precedente ma molto più diffusa e, per molti versi, immortale è la mappina
Mappina:
Parolaccia d’importazione, gode di una popolarità estrema. Letteralmente sarebbe lo straccio per spolverare o per lavare a terra, ma s’applica per estensione a donne vistosamente luride, o luridamente vistose, o comunque ad individui il cui valore si è dimostrato basso. In un modo forse derivato dal suddetto proverbio, serve anche come metro giudizio professionale “Se crere mesale invece e’ na mappina’’, ovvero Pensa d’essere un merletto delle Fiandre e invece è poco meno di un pannolino usato..
La Mappina e’ una malaparola soft nel senso che uno si può anche non offendere ed eventualmente si può anche non finire a mazzate. Perché in fondo tutti quanti siamo stati prima o poi delle Mappine.

Finalmente ci arriviamo alla maleparola per antonomasia la piu’ nota oltre le colonne di Caianello
Pucchiacca:
Saro' un po' all'antica ma questo resta il mio preferito. Piena, avvolgente, consolatoria. Si dipana dolcemente su un letto di c, schiudendosi accogliente nel fragore delle a. Vogliamo paragonarla alla misera pussy o al tristo equivalente francese di chat. Quattro lettere, e se ne pronunciano solo tre buttate vie, gettate, sprecate! Pussy altro non può essere che un elemento d'arredo Ikea e la Chat sarà un vecchio bambolotto non più trendy. Invece l'artistico Pucchiacca risuona come un corno vichingo. La fonte della Vita assurge al suo pomposo splendore, tronfia nel suo ruolo ritrovato di divinità pagana. Potrebbe mai la guerra piu' celebre di tutti i tempi, decritta nell'immortale Iliade, essere scoppiate per una pussy. Certamente no! Chiaramente si trattava di Pucchiacca.

Sempre restando nell’ambito sessuale non va scordato il mitico Rattuso
Rattuso:
Nell’immaginario collettivo e’ un vecchio cencioso, sempre allupato che cerca di fare la mano morta negli autobus a signorine attraenti. Ma ve ne sono anche di giovani ed addirittura di gay. Visto il progresso!
Si tratta di figure che esistono ormai quasi esclusivamente a Napoli ed andrebbero protette e considerate alla stregua di una via di mezzo tra Pulcinella ed un Panda. I voli low cost stanno distruggendo moralmente questa specie. Consentirgli di visitare luoghi dove, dopo la maniata la ragazza ti lascia in quest’ordine l’indirizzo di casa sua, un portafoglio vuoto, gonorrea ed AIDS, ne decima le fila, per non parlare dei problemi che derivano dalla possibilità di una denuncia. Il rattusus maniantis, che si aggirava nei pullman a lunga percorrenza con un braccio finto nella manica è ormai scomparso, per far posto al rattusus ocula china et mani vacantis, il quale, nascosto dietro ai suoi occhialoni a specchio se ne torna a casa tronfio del solo aver osservato per ore la clavicola di una sessantaduenne

Non possiamo ora non citare la vittima prediletta del rattuso
Vrenzola e vrenzulella:
Se chiudete gli occhi e ripetete la parola nella vostra mente, riuscite quasi a vederla. Letteralmente, è detto di una cosa piccola piccola, di nessun valore, praticamente, si riferisce ad una simpatica donnicciola che sta a Cambridge come il centro direzionale a Manhattan. Provate a ripetere la parola e allora, come una carta sporca che se ne va rotolando spinta dal vento su via Marina, un’immagine comincerà a ruotare nella vostra mente. Al secondo giro sembra una gonna sporca, al terzo la gonna è abitata da una ragazzina prepuberale con sguardo da passeggiatrice che al quarto giro schiatta il chewingum che ha in bocca dopo aver fatto un pallone del diametro di mezzo metro, e al quinto vi sfonda un timpano con un allucco vibratino del neomelodico di turno. Ecco aprite gli occhi che è meglio.

Età, saggezza e gravidanza operano sulla specie precedente mutandola in una 
Zumpapereta:
Da che mondo e mondo questa offesa e’ specifica per la Madre. Maleparola foriera di rissa e accoltellamenti, in realtà si tratta di un incompiuto palese. Letteralmente SaltaFlatulenza. Che come offesa, riconoscerete, non e’ un granché giacche’ di flatulenze e salti scappano un po’ a tutti. E’ una sorta di rafforzativo di Pereta, ovvero Scorreggia. Immagino che se zompa sopra la Pereta finisca per esser un po’ peggio della Pereta Liscia. Vale comunque la pena nominarla per quell’ariosita’ briosa e piena, quella compiutezza lessicale che c’é nel nome “ZUMPAPERETA’’ Pronunciandolo a voce alta si ha quasi l’idea di una grassa matrona che si libera di arie troppo a lungo incamerate. Nel caso in cui l’ingiuria non abbia scatenato da subito l’agognata rissa, si può ricorrere ad una versione potenziata denominata “Zompascavalca pereta”, che aggiunge all’atleticità del salto, la destrezza dello scavalco.

Contribuite anche voi alla nobile causa della rivalutazione delle maleparole !